Un ambiente in continuo mutamento, quale quello che sta caratterizzando le
economie dei Paesi più industrializzati, può essere affrontato dalle imprese solo
tramite l’ausilio di idonei strumenti gestionali, che consentano loro di
affrontare in maniera più adeguata le sfide che il mercato propone
continuamente. A seguito del rallentamento della crescita economica,
dell’intensificarsi della competizione, dell’avvento delle nuove tecnologie,
viene avvertita sempre più l’esigenza di definire e quindi realizzare scelte di
tipo strategico. Già nei primi anni ’70 si comincia a parlare sempre più
diffusamente di società dell’informazione, lì dove il mercato assurge ad una
realtà caratterizzata dalla progressiva applicazione di tecnologie atte ad
elaborare e trasmettere a distanza tale "risorsa".
Nel momento in cui si introduce un nuovo canale di comunicazione, le
conseguenze che ne derivano, vanno a costituire una vera e propria rivoluzione
sia tecnologica che culturale ed Internet, ne è una testimonianza. L’economia
diviene quindi sempre più information intensive, sia all’interno dell’azienda
tramite l’Intranet, che all’esterno della stessa, con Internet ed Extranet,
strumenti questi che rendono possibili rapporti diretti ed immediati con i propri
partner commerciali, così da ottenere risposte in real time circa il gradimento
delle caratteristiche dei prodotti immessi sul mercato, offrire supporto per
l’utilizzo degli stessi ovvero per promuovere e vendere i propri prodotti sulla
base delle richieste avanzate dalle stesse imprese clienti, così da permettere una
loro partecipazione attiva già nel processo produttivo.
Con lo sviluppo delle reti di trasmissione e di Internet, con l'emergere di
concetti quali connettività e convergenza, con la diffusione congiunta
dell’informatica e delle telecomunicazioni, l'impresa deve saper modificare il
proprio modello organizzativo per sfruttare appieno le opportunità offerte da
tali nuove tecnologie. Le sfide imposte dalla globalizzazione, richiedono infatti
alle aziende di operare in un mercato dove velocità e globalità sono condizioni
irrinunciabili, portando le stesse a modificare le proprie strategie ed a
riorganizzarsi al fine di ridurre il time-to-market ed operare in tempo reale, con
clienti, fornitori, partner e dipendenti. Il modello del mercato globale, grazie
alle attuali disponibilità tecnologiche, permette la caduta delle barriere spazio/
temporali che in passato avevano regolato o limitato la competizione
economica. Nella fase di transizione verso modelli aziendali totalmente
orientati all'economia digitale, le imprese devono ripensare e riprogettare i
processi interni nell'ottica di:
MOTIVAZIONE |
% |
Potenziamento del marketing |
52.2% |
Non sa, non risponde |
30.1% |
Potenziamento della logistica |
21.2% |
Modifiche al processo produttivo |
19.5% |
Revisione del processo di consegna |
18.6% |
Disintermediazione del canale |
6.2% |
Revisione del processo di approvvigionamento |
5.3% |
Nessuno |
1.8% |
Per quanto concerne poi l’aspetto economico relativo all’implementazione di
un progetto di e-business, i costi variano a seconda delle politiche strategiche
perseguite dalle aziende nella realizzazione del progetto stesso: entrare in rete
con un investimento limitato per verificare e sperimentare rapidamente la bontà
dell’iniziativa e, quindi, in caso di esito positivo investire per potenziare il
progetto ovvero, entrare in rete con un budget già di un certo rilievo per
disporre, sin dall’inizio, di soluzioni complete, su cui effettuare in seguito
interventi meno consistenti.
Sempre da un’analisi effettuata dalla Sirmi²
, possiamo analizzare
graficamente, i costi sostenuti dal panorama delle imprese italiane per
l’implementazione di un proprio sito, dove la maggior parte delle aziende, non
ha investito nel progetto, più di 50 milioni, anche se esiste un’alta percentuale
di imprese che non è in grado di rispondere poiché, sempre secondo la Sirmi,
ha effettuato investimenti in diversi intervalli di tempo.
(fonte www.Sirmi.it)
Un escamotage, onde ridurre il costo per l’implementazione di un sito, è la
possibilità per le aziende, di affidarsi a società esterne, soprattutto quando la
mancanza di competenze interne necessarie alla realizzazione del progetto,
rappresentino un chiaro elemento di complessità.
La soluzione che però meglio si adatta al particolare sistema industriale
italiano, centrato principalmente su sistemi di piccole imprese, è determinata
dalla possibilità di sfruttare l’attività dei nuovi intermediari presenti in rete.
L’obiettivo del presente lavoro, è proprio quello di individuare le possibili
strategie di e-business che possano essere perseguite anche da tutte quelle
imprese italiane le quali, non essendo dotate di ampi budget da investire in
simili progetti, rimarrebbero di fatto escluse dalle nuove opportunità di
business offerte dalla rete. Delineati i vantaggi aziendali derivanti dall’utilizzo
della rete, si introdurrà il concetto del nuovo intermediario, l’infomediario, il
quale avrà appunto il compito di coadiuvare, seguire e quindi permettere alle
imprese, l’ottenimento dei vantaggi propri della new economy.
Ed è proprio in tale ambiente che sorgono nuovi soggetti collettivi, quali le
comunità online (o marketplace), in grado di permettere all’impresa uno
sviluppo senza precedenti delle proprie dinamiche di apprendimento e
collaborazione e, questo, tanto in ambito sociale quanto e soprattutto in ambito
economico. Con lo sviluppo della rete infatti, si sono moltiplicate tali forme di
intermediazione ed aggregazione aziendale e, le stesse comunità, tendono ora a
divenire dei veri e propri modelli di riferimento per l’implementazione di
progetti aziendali virtuali e complessi. Tramite tali modelli di intermediazione
virtuale, vedremo come le imprese possono sia comunicare tra loro in maniera
molto più efficace di quanto avveniva con i tradizionali strumenti di
comunicazione interpersonale (telefono, fax, e progressivamente con e-mail) e
di massa (televisione e radio), essendo gli spazi di discussione appositamente
limitati a specifici settori industriali e, secondo, di come le imprese arrivano
anche a cooperare in rete e quindi, dar vita anche a partnership di medio
periodo in nuovi contesti virtuali, dove costi, tempi di progettazione e distanze
geografiche (che hanno da sempre rappresentato un forte ostacolo allo sviluppo
delle relazioni interaziendali), risultano notevolmente inferiori rispetto a quelli
propri del contesto territoriale tradizionale. Avviare comunità verticali nei
settori tipici del made in italy, potrebbe infatti costituire sia una strategia per
valorizzare il patrimonio di relazioni già attivo in specifiche aree economiche
(distretti industriali o localismi produttivi), sia per permettere alle PMI
un’effettiva accelerazione delle dinamiche di internazionalizzazione..
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